Il lettore si metta comodo, si piazzi sul divano, e poi si disponga a leggere l’intervista che segue con lo stesso spirito cui si appresterebbe a guardare un film d’azione, un giallo internazionale. Sì, perché questo non è il semplice racconto di un’elezione, ma è una storia di brogli, di indagini, di ricorsi, di manipolazioni e votazioni rocambolesche. In una frase: di trame più o meno oscure che – secondo qualcuno – in questi anni si sono mescolate a giochi politici di prima grandezza, dal tentativo di formare il Conte-ter alla prossima partita del Quirinale.
Protagonista assoluto della vicenda è Fabio Porta, Professore di Sociologia della Comunicazione all’Università Popolare di Roma (UPTER), già deputato Pd, in attesa di sapere se l’Aula confermerà quanto la Giunta per le elezioni e le immunità del Senato ha sancito pochi giorni fa con 11 voti a favore e 9 astenuti. E cioè che il seggio della circoscrizione America Latina gli spetta di diritto: Porta, dopo mille traversie, dopo truffe orchestrate a suo danno, deve diventare senatore.
D. Porta, cosa l’ha portata a parlare del “più grande broglio della storia della Repubblica”?
P. Non sono uno storico, ma credo che raramente un broglio elettorale abbia avuto queste proporzioni: parliamo della quasi totalità dei voti di un candidato; di oltre quindicimila schede elettorali viziate da brogli e dell’attribuzione di un seggio a scapito di un partito (il Pd, ndr) che non ottiene alcuna rappresentanza in Senato per il collegio in questione. E parliamo, come l’hanno definita i miei legali nel dibattimento in Senato, di un’operazione massiccia e sistematica che ha avuto bisogno di importanti coperture e di un’organizzazione complessa per essere realizzata. Ecco, non mi risulta che un broglio di tale portata sia mai stato portato alla luce e soprattutto sanzionato con la successiva decadenza del beneficiario. Spero che quanto prima la giustizia in Italia e Argentina faccia il suo corso e chiarisca non solo chi si è beneficiato del broglio ma chi lo ha realizzato, con quali complicità e coperture.
D. Facciamo un passo indietro per chi non è a conoscenza della vicenda. Una consulenza tecnica disposta dalla Procura di Roma ha accertato che 2.140 schede attribuite al senatore Adriano Cario, imprenditore di origine calabrese eletto in Argentina tra le file dell’USEI e membro in Senato della componente Maie del gruppo Misto (prima di decadere da senatore), sono state taroccate. Il suo nome scritto migliaia di volte dalla stessa mano. Eppure in un primo momento la stessa Giunta aveva dato ragione a Cario. Com’è possibile che ciò sia accaduto? Quale spiegazione si è dato?
P. Mi permetta di non rispondere a questa domanda; l’iter al Senato non è ancora concluso e non mi pare giusto né rispettoso delle istituzioni parlamentari entrare nel merito di passaggi delicati come questo. Relativamente al lavoro della Giunta, che peraltro vorrei ringraziare per il lungo e complesso lavoro di indagine svolto sul caso (non dimentichiamo che proprio la Giunta ha istituito un apposito comitato che ha sequestrato otto sezioni elettorali di Buenos Aires ed esaminato oltre duemila schede elettorali), mi limito a ricordare che, con la votazione che lei stesso ha citato, ha indicato in maniera chiara e inequivocabile il sottoscritto come sostituto dell’ex senatore Cario per occupare legittimamente il seggio rimasto vacante a seguito della recente decisione dell’aula del Senato.
D. All’epoca del primo voto in Giunta – quello che salvò Cario – il senatore Gregorio De Falco parlò di una convergenza tra Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Se le ragioni del centrodestra sono più comprensibili – vista l’appartenenza dell’USEI al campo del centrodestra – meno lo sono quelle dei pentastellati. I maliziosi sostengono ci fosse un debito di riconoscenza da saldare, essendo stato Cario uno dei “responsabili” pronti a votare un Conte-ter. Che ne pensa?
P. Anche in questo caso, e non se ne voglia a male, ritengo opportuno non rispondere, almeno prima della formale conclusione di questa vicenda parlamentare, molto lunga e complessa. Con riferimento alle posizioni dei partiti mi attengo all’ultimo e definitivo voto della Giunta per le elezioni del Senato, che ha approvato senza nessuna contrarietà la mia indicazione a sostituire Cario, e al dibattito nel corso della seduta che si è conclusa con la decadenza dell’ex senatore eletto nelle fila dell’USEI e poi passato al MAIE: in quella discussione in aula tutti gli interventi, peraltro significativi, autorevoli ed appassionati, hanno confermato una sostanziale convergenza sulla necessità di sanzionare il reato contro la legge elettorale con l’annullamento dell’elezione di colui che se ne era beneficiato; mi riferisco all’intervento del Senatore De Falco, al quale lei faceva riferimento, ma anche a quelli degli esponenti di Fratelli d’Italia, del Movimento 5 Stelle, di Italia Viva e – ovviamente – del Partito Democratico.
D. Nella partita tra Fabio Porta e Adriano Cario c’è anche una terza voce, quella di Francisco Fabian Nardelli, secondo cui il seggio lasciato vacante da Cario spetta a lui in quanto primo dei non eletti dell’USEI, che alle Politiche ha preso più voti del Pd. Cosa sente di rispondergli?
P. La risposta non devo darla io ma gli organi istituzionalmente competenti; in questo caso la Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato della Repubblica italiana; tale organo ha già stabilito, senza alcun voto contrario, che il seggio del Sudamerica, a seguito della decadenza dell’ex senatore Adriano Cario, spetta al Partito Democratico.
D. Qual è stato il suo primo pensiero quando ha appreso l’esito del voto della Giunta del Senato? A chi ha fatto la prima telefonata dopo la notizia?
P. Ero con mia moglie ed è a lei che avrei fatto la prima eventuale telefonata. Ho sempre pensato, e continuerò a pensarlo fino alla conclusione di questa vicenda, che la giustizia deve e può essere sempre più forte dell’impunità e di qualsiasi comportamento illecito e questa fiducia mi ha permesso di affrontare con serenità questa lunga e tormentata vicenda.
D. Per poterla chiamare a tutti gli effetti “senatore” manca un passaggio: il voto dell’Aula. Si attende una convergenza ampia sul suo nome?
P. Mi attendo una decisione conseguente e coerente con quanto stabilito dalla Giunta; decisione peraltro correlata all’approvazione da parte dell’aula del Senato di un ordine del giorno che qualche settimana fa aveva già decretato la decadenza di Cario a seguito del ricorso da me presentato successivamente alle elezioni del 2018.
D. Lasciamo per un attimo da parte la scaramanzia: da senatore eletto quali sarebbero le sue priorità? Meglio: quali sono le priorità degli italiani nel mondo che sarebbe chiamato a rappresentare?
P. Non parlerò del mio mandato, non solo per scaramanzia ma per il dovuto rispetto della prossima decisione del Senato. Credo che, anche a seguito di questo increscioso e gravissimo episodio, la priorità per gli italiani nel mondo sia la ricostruzione di un rapporto di reciproca fiducia con l’Italia e le sue istituzioni. Anche le recenti elezioni dei Comites, gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, hanno confermato una distanza crescente tra i 6 milioni di italiani all’estero e il sistema di rappresentanza. Troppo spesso i tre livelli della rappresentanza (Comites, Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, eletti in Parlamento) hanno peccato in auto-referenzialità e in alcuni casi sono addirittura diventati preda di interessi politico-affaristici, soprattutto in Sudamerica. Una delle priorità è restituire alla rappresentanza il valore nobilissimo che l’ha ispirata, affinchè diventi un elemento essenziale di raccordo tra il nostro Paese e la straordinaria risorsa costituita dagli italiani nel mondo. Per farlo occorrerà partire da una forte autocritica e da una seria riforma di tutti e tre livelli, compreso ovviamente la effettiva messa in sicurezza di un sistema di voto troppe volte oggetto di truffe e manipolazioni.
D. Chiudiamo con un gioco. Lei è molto legato al Brasile, lì si è trasferito nel 1998, a San Paolo. Due scommesse: il prossimo presidente verdeoro sarà…? E quello italiano?
P. Non faccio scommesse e previsioni, ma esprimo un auspicio: vorrei un Presidente brasiliano diversissimo dall’attuale e un Presidente italiano quanto più simile a quello che abbiamo adesso.
D. Sono d’accordo con Lei. Grazie per questa intervista.