Il Presidente del Comitato per gli italiani nel mondo della Camera ha interrogato il Ministro degli Esteri per sollecitare lo sblocco della convenzione firmata sei anni fa.
“Nelle ultime settimane sembra essersi riaperto il capitolo della ratifica delle convenzioni internazionali, molte delle quali sono state stipulate anni fa e poi abbandonate al loro destino.
Cosa quanto mai opportuna, non solo per l’utilità derivante dagli accordi stipulati, ma anche per la stessa immagine dell’Italia, che nel concerto internazionale non può fare la parte di chi promette e non mantiene.
Di convenzioni ce ne sono parecchie in attesa di diventare operanti. Tra queste, l’accordo di coproduzione cinematografica tra l’Italia e il Brasile, stipulato nell’ottobre del 2008 e non ancora entrato in vigore.
Per la verità, il torto è della parte nostra perché il Senato brasiliano l’ha già approvato nel dicembre 2010 e poco dopo la stessa cosa ha fatto l’altro ramo del Parlamento.
In Italia, invece, la ratifica è stata rinviata sine die, pare per ragioni di carattere finanziario.
La conseguenza è che l’accordo non è ad oggi ancora operante.
Resta dunque in vigore una precedente convenzione ratificata nel 1974, praticamente in un altro secolo rispetto all’evoluzione in senso moderno che il Brasile ha avuto e allo sviluppo delle relazioni tra i due paesi.
Per sbloccare questa insostenibile situazione, a sei anni dalla stipula, ho presentato al Ministro degli Esteri una interrogazione per sapere entro quali tempi l’accordo possa diventare operante a beneficio di entrambi i paesi. Per quanto ci riguarda, abbiamo tutto l’interesse a migliorare ed articolare i rapporti con uno dei più importanti e dinamici interlocutori di un’area cruciale come l’America Latina e a stimolare un confronto interculturale capace, peraltro, di avere esiti positivi sia sul piano della produzione immateriale che dell’occupazione.
Il cinema, infatti, al di là della sua indiscutibile valenza culturale è anche un’attività economica di rilievo. Nei tempi di difficoltà che attraversiamo nulla che arrechi un vantaggio di natura occupazionale può essere trascurato, anzi è il caso di ingegnarsi per individuare e battere strade innovative”.