Il Presidente del Comitato per gli Italiani nel Mondo presenta una interrogazione in Commissioni Esteri e ricorda quanto sia importante ratificare l’accordo di sicurezza sociale con il Paese latino americano per le attese e le pressanti richieste del Governo cileno e delle nostre collettività emigrate in Cile (ma anche dei cileni fuggiti dal regime di Pinochet).
Nei giorni scorsi il Parlamento italiano ha approvato in via definitiva gli accordi bilaterali di sicurezza sociale dell’Italia con Turchia, Israele e Giappone ed ha inoltre finalmente rinnovato quello con il Canada. Si tratta certamente di un importante segnale di rinnovato interesse nei confronti dei lavoratori migranti e dei loro diritti previdenziali. E proprio per questo sono sempre più convinto che non sia accettabile l’esclusione del Cile dal sistema di assicurazione previdenziale internazionale garantito a tutti i maggiori Paesi di emigrazione italiana ed ora esteso anche a Paesi dove non vivono vaste collettività di italiani emigrati e che non rappresentano punti di partenza di flussi immigratori per l’Italia. Ho quindi presentato una interrogazione a risposta immediata in Commissione Esteri della Camera per conoscere i motivi dello stallo dell’iter parlamentare per la ratifica dell’accordo bilaterale di sicurezza sociale con il Cile, ricordando al Governo che sono trascorsi ben 17 anni dalla firma di tale accordo e dalla sua immediata approvazione da parte del Parlamento cileno. Non possono quindi essere considerazioni di natura economica ad ostacolare gli impegni internazionali assunti dall’Italia con gli italiani residenti in Cile e con i cileni residenti in Italia, anche alla luce del fatto che è stato stimato che l’accordo con il Giappone (limitato esclusivamente peraltro ai lavoratori al seguito delle imprese) costerà 10 milioni di euro l’anno. Infatti con una cifra di poco superiore potrebbero essere finanziati i costi dell’accordo con il Cile.
Ho ricordato al Governo nella mia interrogazione che l’accordo con il Cile è meno oneroso di tanti altri accordi stipulati dall’Italia perché: 1) dal campo di applicazione oggettivo sono esclusi gli infortuni e le malattie professionali, le prestazioni familiari, l’indennità di disoccupazione; 2) esso si applica solo ai cittadini dei due Paesi contraenti (altri accordi si applicano ai lavoratori in quanto tali a prescindere dalla nazionalità), ma non si applica – purtroppo – ai dipendenti pubblici ed ai liberi professionisti; 3) esso introduce il principio dell’inesportabilità dell’integrazione al trattamento minimo e non si applica all’assegno sociale e alle altre prestazioni non contributive a carico di fondi pubblici permettendo così all’Italia di realizzare importanti economie.
Siccome il Ministero degli Affari Esteri italiano aveva recentemente reso noto che erano stati già avviati gli approfondimenti tecnici con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze al fine di stimare in maniera corretta gli oneri finanziari della ratifica e di individuare una adeguata copertura per gli oneri a regime e che successivamente sarebbe stata avviata la procedura di concerto interministeriale con i Dicasteri competenti per la presentazione della legge di ratifica in Parlamento, nell’interrogazione chiedo al MAE di farci sapere a che punto è la procedura di presentazione della legge di ratifica in Parlamento dell’accordo bilaterale di sicurezza sociale con il Cile e, nel caso in cui tale procedura si sia improvvisamente arenata, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda intraprendere, per onorare gli impegni presi con il Cile ed approvare perciò al più presto il Disegno di legge di ratifica e di esecuzione della convenzione bilaterale di sicurezza sociale tra Italia e Cile, firmata nel 1998 e approvata nello stesso anno dal Parlamento cileno, al fine di completare il quadro degli accordi bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con i maggiori Paesi di emigrazione ed in particolare di tutelare finalmente i lavoratori italiani emigrati in Cile ed i lavoratori cileni emigrati in Italia, consentendo così a coloro i quali hanno versato contributi nell’Assicurazione generale obbligatoria italiana e nell’assicurazione cilena, anche in anni remoti, di non perdere la contribuzione versata e di maturare un diritto ad una prestazione socio-previdenziale italiana e/o cilena.