Porta (PD): con la Colombia e’ doveroso stipulare gli accordi su fisco e previdenza

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Roma, 12 aprile 2017 – Ufficio Stampa On. Fabio Porta

Secondo il ricercatore Roberto Violi di Bogotà, il primo italiano a mettere piede in quella che oggi è la Colombia fu Amerigo Vespucci che nel suo secondo viaggio verso le Americhe, iniziato il 18 maggio del 1499, approdò e sbarcò nella penisola della Guajira. Pochi anni più tardi, nel 1503, arrivò in Colombia il genovese Cristoforo Colombo. Attualmente, tra italiani e discendenti di italiani si arriva ad una presenza di circa 13mila persone che per la stragrande maggioranza dei casi fanno valere la doppia cittadinanza. Molti di loro sono arrivati di recente, negli ultimi 10-20 anni: è infatti interessante notare che circa la metà è iscritta all’AIRE per nascita mentre l’altra metà per espatrio. Anche se gli italiani in Colombia non hanno mai raggiunto le cifre di altri Paesi come l’Argentina, il Brasile o il Venezuela, essi rappresentano una importante comunità che ha favorito le attività di scambi commerciali, industriali e culturali con l’Italia. Di converso attualmente vivono in Italia più di 20.000 colombiani, in buona parte donne che lavorano nel settore dell’assistenza familiare. A fronte di queste reciproche e consistenti presenze di cittadini emigrati nei due Paesi, lo Stato italiano non ha ancora stipulato con la Colombia né un accordo di sicurezza sociale né un accordo contro le doppie imposizioni fiscali. Tra gli accordi bilaterali in vigore ci sono quello per evitare le doppie imposizioni sui redditi e sul patrimonio afferenti all’esercizio della navigazione marittima ed aerea firmato a Bogotà nel lontano 1979, l’accordo di cooperazione economica, industriale e tecnica firmato nel 1987 e tre importanti accordi bilaterali nel settore della giustizia penale firmati recentemente dal Governo Renzi, un accordo culturale e uno per l’importazione di carni. Un po’ pochino considerata l’importanza dei rapporti e il fenomeno dell’emigrazione-immigrazione tra i due Paesi. Voglio sottolineare che una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali conterrebbe disposizioni che garantiscono una protezione duratura contro le doppie imposizioni e che apportano notevoli vantaggi a favore delle relazioni economiche bilaterali. Essa contribuirebbe al mantenimento e alla promozione degli investimenti diretti italiani in Colombia (la Colombia dispone di un’economia diversificata con risorse in materia prima, un settore agricolo importante e un’industria ben sviluppata e registra una crescita economica costante che il Governo attuale cerca di sostenere con provvedimenti politici volti a rafforzare l’attrattiva delle condizioni d’investimento). Quindi l’assenza di una convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali con la Colombia non solo crea problemi di potestà impositiva e di doppia tassazione per le numerose collettività di emigrati, lavoratori e pensionati, che si spostano o si sono già spostati  dall’Italia in Colombia e viceversa, ma può compromettere e limitare anche l’avvio di attività economiche e finanziarie di imprese italiane e  colombiane che rischiano un’applicazione incerta o penalizzante di norme che se invece fossero regolate da una convenzione eliminerebbero le doppie imposizioni sui redditi e/o sul patrimonio dei rispettivi residenti e contrasterebbero l’elusione e l’evasione fiscale. Altrettanto importante è la stipula di un accordo di sicurezza sociale con la Colombia (ricordo che l’Italia già lo ha fatto in America Latina con Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela) anche e soprattutto per il fatto che abbiamo a che fare con recenti migrazioni sia in entrata che in uscita di cittadini che hanno versato contributi in entrambi gli Stati e che quindi rischiano di perdere i contributi e comunque di non maturare un diritto a prestazione autonoma o in convenzione. Si tratta di cittadini italiani (ma anche colombiani) dimenticati e trattati in maniera diseguale e discriminatoria perché privati di una tutela socio-previdenziale giusta ed adeguata. Per i motivi suesposti presenterò nei prossimi giorni una interrogazione al Governo italiano e ai ministeri competenti affinché siano avviati al più presto i negoziati per la stipula degli accordi fiscale e previdenziale con la Colombia.

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