Gli 80 euro al mese promessi da Renzi andranno solo ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Ancora ferma la nostra proposta di legge che combatte il fenomeno degli importi pensionistici irrisori e prevede l’aumento dell’importo minimale delle pensioni in convenzione internazionale
Se da una parte il prossimo aumento promesso in busta paga di circa 80 euro per i lavoratori dipendenti italiani è un fatto positivo, dall’altra siamo rammaricati che in questa fase siano rimasti esclusi dagli aumenti i pensionati (anche quelli residenti all’estero) e tra questi soprattutto coloro i quali sono titolari di pensioni minime. Stiamo parlando di milioni di persone che non godranno alcun taglio del cuneo fiscale sia perché soggetti non beneficiari del piano del Governo sia perché titolari di redditi al di sotto della “no tax area” (i cosiddetti incapienti) i quali non dovendo pagare tasse non potranno godere di una loro riduzione. Si tratta comunque di persone che fanno valere redditi molto bassi e che avrebbero bisogno più degli altri di un aiuto economico. L’intervento del Governo, che prevede una distribuzione di 7,5 miliardi di euro sarà limitato (se non interverranno modifiche in Parlamento) agli stipendi dei lavoratori dipendenti mediante l’aumento delle detrazioni fiscali sul lavoro dipendente o tramite la riduzione dei contributi previdenziali a carico del lavoratore. Purtroppo la mancata previsione di bonus per i redditi da pensione è un approccio che rischia di non rispettare i principi di equità sociale.Secondo il Governo i pensionati resteranno esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se si fossero spalmati tali benefici su una platea più ampia si sarebbe inevitabilmente ridotto l’importo degli aumenti, fino a renderlo irrilevante.
Rimane il fatto che gli importi di milioni di pensioni, anche quelle maturate dagli italiani residenti all’estero, sono spesso così irrisori che non consentono – come previsto dall’articolo 38 della Costituzione italiana – che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle esigenze di vita dei pensionati.
Per i pensionati italiani residenti all’estero la situazione è spesso più drammatica di quella dei residenti in Italia (soprattutto per i nostri connazionali residenti in Paesi extracomunitari ed in particolare in America Latina) anche a causa delle norme italiane succedutesi nel tempo che hanno praticamente portato al congelamento o all’inesportabilità del trattamento minimo pensionistico. Sono infatti decine di migliaia le pensioni pagate dall’Inps all’estero di importi insignificanti. Proprio per questo motivo abbiamo presentato alcuni mesi fa una proposta di legge (primo firmatario Porta) per elevare l’importo minimale delle pensioni in convenzione ad un livello ragionevole e dignitoso. La proposta non è stata ancora calendarizzata ma noi non disperiamo e continueremo a sensibilizzare e sollecitare il Governo per la soluzione dei problemi veri e urgenti delle nostre collettività emigrate.