La sintesi dell’intervento del Vice Presidente del Comitato Permanente per gli italiani all’estero della Camera dei Deputati: “Gli italiani nel mondo essenziali per il rilancio di un ruolo internazionale dell’Italia”.
Roma, 4 luglio 2010
Intervenendo al Seminario organizzato dal Partito Democratico su “L’Italia in Europa e nel mondo. Dove eravamo, dove saremo”, l’On. Fabio Porta ha esordito “apprezzando l’opportunità di una iniziativa che si colloca nel contesto di una iniziativa più ampia organizzata per celebrare i 150 anni dell’unità del Paese”.
“L’emigrazione è probabilmente il fatto storicamente e socialmente più rilevante di questi 150 anni: 28 milioni di italiani hanno lasciato il loro Paese per emigrare e oggi questi italo-discendenti possono costituire il perno intorno al quale rilanciare la presenza italiana nel mondo”.
“Qualsiasi progetto politico che voglia affrontare in maniera intelligente il tema della proiezione internazionale dell’Italia non può prescindere dal ruolo prezioso assunto dalle comunità italiane nel mondo fino ad oggi e – soprattutto – del possibile ruolo che in prospettiva esse potranno avere in un contesto globalizzato e competitivo”.
“Questa mattina il Presidente della FEPS Massimo D’Alema ha evidenziato come la presenza italiana in America Latina può costituire una grande opportunità economico e politica; il Brasile è forse il Paese dove questa opportunità si sta dispiegando in questi anni nella maniera più evidente: il boom della classe media brasiliana è essenzialmente caratterizzato dal ruolo prevalente degli italo-discendenti. Lo stesso possiamo dire del mondo delle imprenditoria e delle istituzioni dei grandi Paesi sudamericani, dove gli italiani e i loro discendenti hanno raggiunto posizioni di leadership sempre più significative ed importanti.”
“L’Italia ha costruito nel corso degli anni un complesso e sofisticato sistema di rappresentanza delle sue comunità residenti all’estero (Comites, Cgie, Parlamentari eletti all’estero): un sistema al quale grandi Paesi guardano con curiosità ma soprattutto interesse. Come spesso accade in Italia non siamo stati poi capaci di valorizzare seriamente questa unica e incredibile rete che dalla rappresentanza si estende al mondo culturale, economico ed istituzionale; questo “asset” straordinario che oggi è forse uno dei pochi veri vantaggi competitivi che il “Sistema Italia” può vantare nel mondo”.
“Spesso ce ne dimentichiamo e sono sempre più frequenti i casi nei quali sono i nostri interlocutori a ricordarci tale inedita opportunità; nel corso dell’intervento pronunciato pochi giorni fa dal Presidente Lula davanti al Presidente del Consiglio e agli imprenditori italiani, per ben sei volte ci è stato ricordato come il vero grande differenziale dell’Italia in Brasile sia costituito dalla presenza e dalla storia dei 30 milioni di italiani ed oriundi residenti nel gigante latino-americano”.
“Purtroppo un certo mondo delle istituzioni in Italia, a partire da una parte della stessa diplomazia, non riconosce tale opportunità e anzi tende a riproporre il luogo comune di un’Italia all’estero divisa tra il mondo delle imprese e degli affari da un lato e quello dell’Italia “povera e piagnona” di associazioni, Comites e Cgie dall’altro: lo scriveva Sergio Romano su un editoriale del “Corriere della Sera” il giorno della visita di Prodi in Sudamerica nel 2007 e ancora oggi queste parole risuonano in troppe riunioni.”
“Un’autocritica dunque è necessaria e il Partito Democratico, che oggi ha un nuovo abile e competente responsabile per gli italiani nel mondo, potrebbe avviare una utile riflessione da estendere al mondo politico ma anche alla società civile e al mondo dell’informazione”