ASSOCIAZIONI
Lavorare sul turismo delle radici… Permettere a chi è andato via per necessità e non per scelta dal nostro Paese di poter rientrare in Italia
ROMA – Nei giorni scorsi il Comitato 11 Ottobre ha tenuto un convegno sugli italiani all’estero ed il Sistema Paese con uno sguardo alle risorse, agli investimenti e alle prospettive. Ne abbiamo parlato con il garante del Comitato, Fabio Porta, che ha tracciato una sintesi dei temi sviluppati nell’incontro, con una certa preoccupazione per alcune questioni di grande attualità. Una nota dolente è risultata essere quella delle risorse destinate alle politiche in favore degli italiani all’estero. “La tendenza generale degli ultimi anni è quella di una contrazione delle risorse ma preoccupano anche il referendum e quindi il possibile taglio, quantitativo e qualitativo, degli esponenti istituzionali. Ci troviamo davanti a un paradosso, se consideriamo che la presenza dei connazionali nel mondo è raddoppiata (6 milioni di iscritti all’Aire, ndr) rispetto all’epoca dell’istituzione della circoscrizione Estero: servirebbe quindi una maggior coerenza di fronte a questi numeri”, ha spiegato Porta che, alla luce della diminuzione delle risorse, non ha nascosto preoccupazione anche per il lavoro di organismi come Cgie e Comites. C’è tuttavia un piccolo barlume di speranza in questo tunnel, percorso anche dallo spettro di una crisi economica che rischia di scaturire dall’emergenza Coronavirus. La speranza potrebbe arrivare dai fondi che le Regioni sarebbero disposte a mettere sul piatto delle politiche a favore delle nostre collettività all’estero: in questo senso – come evidenziato da Porta – c’è dunque attesa “per dei possibili segnali di ripresa e per la Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie”.
Quali prospettive, dunque, per il futuro? “In prospettiva, occorre lavorare sul turismo delle radici e su una maggiore attrattività del nostro Paese, permettendo a chi è andato via per necessità, e non per scelta, di poter rientrare in Italia”, ha affermato Porta precisando come, attraverso strumenti ad hoc, si potrebbe incentivare il ritorno e ripopolare intere zone, specialmente nel sud, che hanno visto ingenti flussi migratori negli ultimi anni. E’ un’emergenza, quella migratoria, che ha costretto a lasciare l’Italia “non soltanto persone altamente qualificate ma intere famiglie, adulti e giovani meno formati: una trasversalità che non dovrebbe consentire l’uso semplicistico di stereotipi”, ha aggiunto Porta che vede inoltre un grande potenziale nel cosiddetto ‘post Made in Italy’ e nel supporto dell’idea di ‘italicità’ diffusa. A dimostrazione del forte legame con l’Italia c’è per esempio la crescente richiesta di ottenimento della nostra cittadinanza, attraverso i servizi consolari; allo stesso tempo c’è una nuova consapevolezza del Made in Italy, che assume contorni diversi rispetto al passato proprio per l’estrema dinamicità della società contemporanea. Infine, come fare davvero il salto di qualità? “Servirebbe un approccio meno ingessato da parte del Governo e delle istituzioni in generale, con strumenti più operativi; sarebbe auspicabile anche un rinnovamento delle rappresentanze, dando così un seguito al lavoro della rete dei giovani formatasi l’anno scorso a Palermo”, ha concluso Porta ricordando come l’obiettivo dei prossimi appuntamenti del Comitato 11 Ottobre sarà quello di allargare il gruppo di lavoro. (Simone Sperduto/Inform)