La caduta del Governo Berlusconi per gli italiani all’estero presenta alcuni indiscutibili aspetti positivi. Il primo riguarda l’interruzione della spirale di discredito nella quale il nostro paese è precipitato per come è stato guidato e si è atteggiato con i più importanti interlocutori internazionali. Il secondo è la presa di coscienza della necessità di ricorrere a rimedi urgenti e straordinari per affrontare una crisi inedita e drammatica, irresponsabilmente rimossa da chi aveva il compito di correre per tempo ai ripari. Il terzo è che si è finalmente bloccata la macchina di distruzione delle politiche e della rappresentanza degli italiani all’estero, una macchina che ha funzionato a pieno regime in questi tre anni e mezzo di legislatura guidata dal centro-destra.
Le speranze che gli italiani all’estero affidano al Governo Monti sono quelle di un pronto restauro dell’immagine internazionale dell’Italia, di una politica concreta ed efficace di risanamento e sviluppo costruita con spirito di equità e attenta ai bisogni sociali più acuti, di obiettiva valutazione del ruolo attivo che le comunità italiane nel mondo possono avere nell’attuale fase di crisi globale.
Il passaggio di mano non determinerà di per sé un cambiamento della situazione, sia per la difficoltà di mantenere una vera coesione politica all’interno, che per l’estrema pesantezza della crisi, soprattutto in Europa. Insomma, sappiamo tutti che il tempo dei sacrifici sarà lungo e non risparmierà nessuno.
Pur in uno scenario di permanente sofferenza, gli italiani all’estero tuttavia hanno diritto di chiedere al nuovo governo, con senso di responsabilità ma anche con chiarezza, alcune cose essenziali. Nella “sfida del riscatto”, che è l’orizzonte nel quale Monti colloca il suo governo, le nostre comunità siano non spettatrici ma protagoniste. Esse possono veramente rappresentare una delle reti di sostegno più efficaci del rilancio dell’Italia sul piano internazionale. Per questo, è necessario bloccare il processo di distruzione delle politiche emigratorie che è andato avanti in questi anni e aprire una riflessione sui livelli di intervento nel campo della lingua e cultura, dell’assistenza e dell’informazione invalicabili perché l’Italia possa continuare ad esistere tra le nostre comunità. In più, per riaprire quel dialogo con gli italiani all’estero che da tempo si è interrotto, è veramente necessario che la delega di settore sia affidata a chi abbia una vera conoscenza dei problemi e sia capace di dialogare senza prevenzioni e riserve politiche, ma in modo aperto e costruttivo. Il Presidente Monti si è riservato – giustamente – la facoltà di scegliere in piena autonomia i componenti della sua squadra di governo. Decida nel modo che riterrà più opportuno, ma su una base di competenza e di capacità di dialogo.
Bucchino, Farina, Fedi, Garavini, Narducci, Porta