In una fase di così gravi difficoltà finanziarie, più che una buona abitudine è quasi un esercizio di sopravvivenza guardare al bicchiere mezzo pieno, anziché a quello sempre più vuoto. Soprattutto se si tratti di italiani all’estero, fatti oggetto di particolari “attenzioni” da parte dei governi che si sono succeduti in questa legislatura.
Nel momento in cui gli eletti della Circoscrizione Estero hanno dovuto ingoiare il boccone amaro della legge di conversione del decreto che ha rinviato il rinnovo di COMITES e CGIE, un provvedimento giunto fatalmente a compimento dopo l’approvazione del Senato, almeno un po’ di chiarezza si è fatta sulla destinazione dei fondi previsti per le spese elettorali.
Nei diversi passaggi parlamentari della legge, già si era riuscito a recuperare una metà dei 6,7 milioni previsti per lo svolgimento delle elezioni e a destinarli ai corsi di lingua italiana all’estero, all’assistenza e, in minima parte, al funzionamento dei COMITES.
Restava un interrogativo: il Governo, dopo avere operato un ulteriore rinvio del rinnovo degli organismi di rappresentanza, era giusto che ci guadagnasse anche sopra, destinando ad altri settori la metà dei fondi?
In sostanza, con un ordine del giorno, che il Governo ha accolto dopo una richiesta di riformulazione, assieme agli altri colleghi del PD eletti all’estero, ho posto proprio questa questione di non poco rilievo, non solo finanziario, ma forse anche etico.
Ebbene, il Governo ha dichiarato di voler considerare l’opportunità di ricaricare sulle politiche emigratorie anche la seconda metà dei fondi inizialmente destinati alle elezioni.
A me è sembrato un atto doveroso, ma sono contento comunque che sia stato fatto. Poiché, tuttavia, sono tempi in cui è facile che con la destra ti tolgano quello che ti hanno dato con la sinistra, è opportuno che tutti – parlamentari eletti all’estero, CGIE, COMITES, organi di informazione – vigiliamo e insistiamo perché dalle parole si passi ai fatti e che questa boccata d’ossigeno possa veramente arrivare a chi da tempo l’aspetta.