Senza Domenico De Masi l’Italia è più povera e il Brasile più solo
Quando, da giovane studente di sociologia all’Università “La Sapienza” di Roma, prendevo appunti ascoltando il professor De Masi nelle sue lezioni di sociologia del lavoro, mai avrei pensato che tanti anni dopo ci saremmo ritrovati grazie al Brasile.
Si, perché quando all’indomani della mia prima elezione a deputato decisi di fondare l’Associazione di Amicizia Italia-Brasile, Domenico De Masi fu una delle prime persone che coinvolsi nel progetto, su suggerimento del Vice Presidente Francesco Orofino che lo aveva conosciuto all’InArch (l’Istituto nazionale di architettura) e che con il grande sociologo condivideva la passione per l’architettura di Oscar Niemayer. Un caffè di qualche minuto si trasformò in una lunga e appassionata conversazione di oltre un’ora; parlammo di tutto, politica ovviamente, ma soprattutto Brasile.
De Masi era letteralmente appassionato del Brasile e del popolo brasiliano; vedeva in questo grande Paese uno straordinario laboratorio per il pianeta, un laboratorio di nuove prassi all’insegna della tolleranza e della creatività.
Credo che la sua tesi sull’ozio creativo, il cui omonimo libro non a caso ebbe un incredibile successo proprio in Brasile, trovasse proprio in questo Paese il suo terreno più fertile e naturale.
Domenico De Masi (“Mimmo” come lo chiamavano gli amici e come dopo alcuni anni di frequentazione anche io iniziai a chiamarlo) era conosciutissimo in Brasile, sia dalle persone più autorevoli e influenti che dalla gente più semplice e modesta. Il suo rapporto con Oscar Niemayer, del quale mi parlava mostrandomi i disegni che il grande architetto gli aveva lasciato, è unico e straordinario per la semplicità con la quale questi due finissimi intellettuali hanno condiviso progetti concreti ed una comune visione del mondo.
E’ stato sicuramente l’intellettuale italiano più conosciuto in Brasile
Con Fernando Henrique Cardoso prima e Luis Inacio Lula da Silva poi, De Masi costruì un rapporto di grande amicizia e reciproca stima. Non ho dubbi nel ritenere che sia stato l’intellettuale contemporaneo italiano più conosciuto in Brasile nonché l’osservatore più competente e autorevole di cose brasiliane in Italia.
Un patrimonio, quello del rapporto tra De Masi e il Brasile, che noi italiani non possiamo disperdere e al quale anche il Brasile renderà nei prossimi anni il dovuto riconoscimento. Grazie a questa rivista ho poi condiviso con il professor
De Masi diversi anni di opinionista; a Comunità italiana e al suo Direttore Pietro Petraglia va il mio ringraziamento per avere contribuito alla diffusione dei testi del sociologo amico del Brasile tra i tantissimi appassionati lettori di questo bellissimo veicolo che unisce i due Paesi; con analogo affetto voglio ringraziare un altro comune amico, il professore Roberto Panzarani che insieme a me e De Masi stava costruendo un nuovo percorso di impegni a cavallo di Italia e Brasile.
Un ultimo ringraziamento voglio infine rivolgere a due donne che hanno avuto un importantissimo ruolo nel rapporto tra De Masi e il Brasile: anzitutto la moglie Susy, probabilmente la prima vera responsabile per la passione del marito verso un Paese che poi ha conquistato anche lui in maniera irreversibile coinvolgente; e infine Bartira, la Segretaria Generale dell’Associazione di Amicizia Italia-Brasile che proprio Mimmo De Masi mi presentò perché, erano parole sue, “è la persona giusta per un’associazione che ha nel DNA l’amicizia tra l’Italia e il Brasile”.
A Domenico De Masi devo tanto, a partire dal sostegno al mio impegno in politica anche in momenti per me estremamente difficili. Voglio ricordarlo qui, dalle colonne di una rivista che è stata a suo modo una delle sue tante “famiglie” e con l’impegno a mantenere vivo quel vincolo speciale con il Brasile che lui tanto amava.
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