Demografia, spopolamento e crisi demografica: Un convegno alla camera dei deputati per affrontare l’emergenza e proporre nuove strategie

Lunedì scorso, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, si è tenuto il convegno “Demografia, Spopolamento e Crisi Demografica”, promosso dall’On. Fabio Porta in collaborazione con il “Comitato 11 Ottobre”. L’incontro ha offerto un’occasione di approfondimento sulla grave crisi demografica che colpisce l’Italia con conseguenze profonde sul tessuto sociale, economico e culturale del Paese.

Nel corso del convegno, è emersa la necessità di rinnovare e rafforzare le politiche a sostegno della natalità e della famiglia, ma soprattutto di sviluppare strategie coordinate per il ripopolamento delle aree rurali e montane, anche incentivando il rientro dei giovani italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti. È stato inoltre sottolineato il ruolo fondamentale di una gestione ordinata e sostenibile dell’immigrazione, considerata un elemento chiave per riequilibrare il bilancio demografico del Paese.

In questo contesto, l’On. Fabio Porta ha presentato la proposta di legge N. 1439, di cui è primo firmatario, finalizzata a semplificare le procedure di ingresso per i giovani italo-discendenti che desiderano trasferirsi in Italia, facilitando il rilascio di visti di lunga durata. Questi giovani – ha sottolineato il deputato democratico – forti del loro legame culturale e linguistico con l’Italia, rappresentano una risorsa strategica per la ripresa demografica e per dare un nuovo impulso all’economia, contribuendo in particolare a settori professionali di cui il Paese ha urgente necessità.
Il convegno ha messo in luce dati preoccupanti sul tasso di natalità, ormai ai minimi storici e destinato a diminuire ulteriormente nei prossimi decenni. I relatori hanno avvertito dei rischi legati a un ulteriore calo della popolazione attiva, qualora l’Italia non riesca a rendersi più attrattiva per le nuove generazioni. Tra le proposte avanzate, oltre alla semplificazione delle procedure per il rientro degli italo-discendenti, è stata discussa l’importanza di facilitare l’accesso degli studenti stranieri alle università italiane e di agevolarne il successivo inserimento nel mercato del lavoro nazionale.

Per quanto riguarda il rilancio delle aree colpite dallo spopolamento, sono stati presentati progetti di sviluppo territoriale, come i “Parchi letterari” e le cooperative di comunità, in grado di ridare vitalità ai piccoli centri. Attraverso agevolazioni fiscali per i pensionati italiani residenti all’estero e il potenziamento del turismo culturale, inoltre, l’Italia potrebbe attrarre nuovi residenti e investimenti, con effetti positivi sull’occupazione e sulla qualità della vita in queste aree.

A conclusione del convegno, i relatori hanno rivolto un appello unanime alle istituzioni nazionali e locali affinché adottino un approccio integrato e coordinato, capace di combinare politiche demografiche, sociali ed economiche, per fermare l’emorragia di giovani italiani che continuano a lasciare il Paese dopo la pandemia e per valorizzare appieno le risorse umane e naturali che costituiscono ancora una grande opportunità per il futuro dell’Italia.

Sintesi degli interventi
Roma, 4 novembre, Camera dei Deputati, Sala Matteotti.
Il problema dello spopolamento in Italia è esploso solo di recente in tutta la sua drammaticità, in parte perché la popolazione è scesa sotto la soglia psicologica dei 60 milioni di abitanti in un Paese che, se si fossero mantenute le tendenze demografiche del Dopoguerra, oggi avrebbe dovuto contarne almeno il doppio. Tuttavia, il vero problema è che le istituzioni si sono accorte in ritardo della gravità della situazione, quando avrebbero dovuto intervenire almeno trent’anni fa, come ha sottolineato Alfonso Giordano, docente di “Demography and Social Challenges” nella LUISS Guido Carli, incaricato di aprire il convegno dedicato alla crisi demografica e alle politiche migratorie in Italia, organizzato dall’On. Fabio Porta e dal Comitato 11 ottobre di iniziativa per gli italiani nel mondo.

L’on. Fabio Porta, dopo aver introdotto i lavori soffermandosi in particolare sulla propria proposta di legge per semplificare l’ingresso degli italo-discendenti e degli italici in Italia, ha espresso pieno accordo con il monito di Giordano, ricordando come lo stesso Parlamento ha istituito una commissione parlamentare sulla crisi demografica e lo spopolamento, di cui lui stesso farà parte insieme al collega Toni Ricciardi. Quest’ultimo, storico oltre che politico, ha affrontato i risvolti negativi dello spopolamento nelle aree periferiche, causati anche da scelte amministrative poco lungimiranti, che hanno favorito la creazione di quartieri e città dormitorio. In questi luoghi, chi proviene da realtà “paesane” si trova proiettato in contesti urbani dove si perde il senso di appartenenza e le radici culturali.

Le analisi. La panoramica tracciata dal Comitato 11 ottobre, illustrata dal suo Coordinatore Aldo Aledda, che ha moderato gli interventi, ha rivelato un quadro critico a livello internazionale: con un tasso di fertilità di 1.4 (e quello italiano destinato a scendere da 1.2 nel 2021 a 1.1 entro il 2050), le politiche di sostegno alla natalità, finalizzate al ripopolamento, si sono rivelate inadeguate e costose. Esemplari in tal senso sono i casi della Corea del Sud e, in Europa, della Francia: quest’ultima, pur investendo circa il 4% del Pil per incentivare la natalità, si trova oggi di fronte a un crollo delle nascite, che rischia di vanificare gli sforzi intrapresi finora. Gianluca Fabi, Direttore del Centro Studi Confederazione AEPI, ha sottolineato che in Italia i giovani fuggono anche per la mancanza di prospettive: salari tra i più bassi del mondo occidentale e una produttività stagnante, insieme a un Pil che non sostiene la crescita e alle difficoltà del sistema giudiziario e formativo, rendono il Paese poco attrattivo. Di fronte a questo scenario, ignorare il problema dell’immigrazione, che potrebbe aiutare non solo il ripopolamento, ma anche la produttività e la sostenibilità del sistema pensionistico, equivarrebbe a condannarsi a un declino demografico. A riprova di ciò, il Prof. Giordano ha riportato la predizione secondo cui, secondo i demografi, l’ultimo italiano potrebbe nascere nel 2230 e morire settant’anni dopo. Il fenomeno dello spopolamento e le sue ripercussioni sul futuro della popolazione sono stati approfonditi anche dalla prof.ssa Anna Maria De Luca, dirigente scolastica, che ha analizzato l’impatto del declino demografico sull’istruzione pubblica e le gravi conseguenze per le nuove generazioni, sempre meno numerose e meno formate, e quindi incapaci di fungere da motore di progresso.
Le proposte. Il convegno ha evidenziato un consenso generale sul fatto che il problema dello spopolamento colpisca maggiormente le aree periferiche, soprattutto quelle montane, dove i piccoli borghi si stanno riducendo a poche decine di persone. È quindi necessario avanzare con proposte concrete, vista l’urgenza della situazione e il rischio di soluzioni inadeguate o demagogiche. L’evento ha registrato la partecipazione delle regioni maggiormente colpite dal fenomeno migratorio, che devono essere al centro delle politiche attive, a partire dalla Basilicata, rappresentata dal presidente della Consulta regionale, Luigi Scaglione. Coordinatore nazionale delle consulte regionali dell’emigrazione, Scaglione ha sottolineato l’importanza di puntare sul rientro degli emigrati italiani per ripopolare i territori abbandonati in passato. In linea con questa visione, Luigi Papais dell’Ente Friuli nel Mondo e dirigente nazionale dell’Unaie ha lamentato che alcuni ruoli delle istituzioni nazionali, in particolare del Ministero degli Interni, rappresentino un freno nella efficiente gestione e circolazione degli stranieri in Italia, compresi quelli di origine italiana, da sempre alla base del successo economico del Nord Est, dove oggi mancano all’appello circa 100 mila lavoratori stranieri, secondo le stime di Confindustria. Domenico Scala, Vicepresidente vicario della Consulta regionale dell’emigrazione sarda, collegato da remoto, ha dichiarato il sostegno della regione alle politiche di ripopolamento centrate sul mondo dell’emigrazione, prevedendo un ruolo significativo per l’associazionismo locale. Il Prof. Simone Severini, delegato all’internazionalizzazione dell’Università della Tuscia, ha approfondito il potenziale contributo degli studenti stranieri nelle università italiane, evidenziando tuttavia le numerose difficoltà legate alle strutture consolari italiane all’estero, che spesso non riescono a gestire le pratiche per i visti con tempistiche adeguate. Una volta terminati gli studi, inoltre, gli studenti incontrano ulteriori ostacoli e restrizioni che rendono complessa la loro permanenza in Italia. Questa situazione è in netto contrasto con le politiche di altri Paesi occidentali, che agevolano la permanenza post-studio per attrarre giovani talenti.

Tra le buone pratiche, l’architetto Massimiliano Monetti, Coordinatore nazionale settore Cooperative di Comunità Confcooperative Habitat, ha illustrato come in Abruzzo sia stato possibile, anche in piccole realtà, creare dinamismo turistico e culturale con ricadute occupazionali e miglioramento della qualità di vita. Per attrarre sia i giovani che i pensionati italiani all’estero è necessario però garantire condizioni di vita adeguate, a partire da sanità, trasporti e iniziative culturali. Tra queste ultime, Stanislao De Marsanich, Presidente nazionale dei “Parchi letterari”, ha illustrato l’efficacia di tali realtà, che uniscono ambiente e cultura in nome degli scrittori legati alle aree locali, come strumenti potenti di attrazione e creazione di insediamenti e posti di lavoro.

Tutti hanno condiviso l’idea, sostenuta con passione e competenza dal giornalista Paolo Di Giannantonio, di valorizzare la grande risorsa rappresentata dall’emigrazione italiana, strada resa percorribile anche dall’esistenza di una forte identità italiana nel mondo. Questo potrebbe avvenire sia attraverso il rientro degli emigrati e degli italo-discendenti, come nel caso dell’America Latina, sia incentivando il lavoro nomade, anche grazie a nuove misure legislative, come proposto dall’on. Ricciardi.

Le conclusioni. Al convegno è emersa con forza la necessità di interventi urgenti, condivisa tanto nei contributi ufficiali quanto nei commenti informali. Il prof. Giordano ha sottolineato l’importanza di un mix di politiche per evitare che l’invecchiamento del Paese diventi un ostacolo a ogni tentativo di cambiamento e innovazione. Gianluca Lodetti, Vice Segretario Generale del CGIE, ha messo in guardia dal rischio che l’Italia diventi non solo un Paese di vecchi, ma soprattutto per vecchi, spingendo i giovani sempre più lontano e rendendone difficile il recupero senza una cultura imprenditoriale e meritocratica.

Nel chiudere gli interventi, Aldo Aledda ha evidenziato che il ruolo del Comitato non è solo quello di fare analisi, ma anche di fare proposte, indicando soluzioni pratiche come quelle che si ritrovano nel testo di legge a prima firma dell’on. Porta, esposte in dettaglio durante l’incontro.

L’on. Porta, nelle conclusioni, ha voluto ricordare anche la sua proposta di legge, ormai prossima all’approvazione, per l’introduzione della storia dell’emigrazione nelle scuole italiane. Ha inoltre garantito che, insieme ai colleghi parlamentari, continuerà a impegnarsi affinché le politiche a favore degli italiani nel mondo trovino sempre più spazio e sostegno nelle istituzioni nazionali e locali.

Fonte: Ufficio Stampa On. Fabio porta

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