Nonostante il successo di Salvini in Italia e Le Pen i Francia i sovranisti saranno minoranza al Parlamento europeo
I giovani “under 30” sarebbero stati determinanti per garantire anche questa volta una maggioranza convintamente europeista all’interno del Parlamento europeo. Questo è uno dei dati più interessanti che emerge dalle recenti elezioni europee. Altro dato significativo, la partecipazione: dopo venti anni la percentuale ha superato il 50% dei circa 400 milioni di elettori chiamati alle urne nei 28 Paesi dell’Unione. Due dati entrambi sorprendenti e positivi, che smentiscono chi voleva un’Europa lontana dalle speranze giovanili e dalle preoccupazioni di ogni giorno dei suoi cittadini.
Meno semplice e lineare, invece, la lettura e l’analisi del risultato elettorale e politico. In alcuni grandi Paesi, come l’Italia, il successo dei partiti nazionalisti parrebbe in controtendenza rispetto alla maggioranza schiacciante nel nuovo Parlamento europeo dei partiti che a vario titolo si dichiarano decisamente europeisti: in Francia il Fronte Nazionale di Marine Le Pen ha superato il partito liberale del Presidente Macron; in Gran Bretagna gli euro-scettici di Nigel Farage hanno superato tanto i conservatori di Teresa May quanto i laburisti di Jeremy Corbyn; in Ungheria, infine, il partito del leader della destra nazionalista Viktor Orban ha superato il 50 per cento dei consensi.
Contraddittorio e ambivalente il dato italiano. Il voto ha ribaltato i rapporti di forze all’interno del governo tra i due principali partiti, Lega e 5 Stelle; le conseguenze di questo piccolo terremoto elettorale sono difficili da prevedere, anche se appare probabile un aumento della instabilità di una coalizione già di per sé poco omogenea.
Un risultato significativo, quello dei sovranisti europei, anche se in larga parte atteso e previsto dai sondaggi che avevano preceduto le elezioni. E nonostante ciò, la somma di tutti questi partiti supererà di poco i cento seggi all’interno di un Parlamento con 751 deputati; mentre ai quattro grandi partiti “europeisti” (socialisti, liberali, popolari e verdi) andranno più di 500 seggi, una fortissima maggioranza in grado di determinare non solo gli equilibri politici all’interno del Parlamento ma soprattutto il futuro assetto della “commissione” europea, il governo dell’UE.
Non sarà facile, anche in presenza di una maggioranza coesa nella nuova assemblea legislativa europea, il cammino del nuovo Parlamento come anche quello della prossima Commissione europea. Uno dei primi scogli da superare sarà la gestione della BREXIT, dopo la rinuncia del Primo Ministro britannico Teresa May e il probabile arrivo di un nuovo Premier ancora più ostile all’ipotesi di un nuovo referendum o allo stesso negoziato con l’Unione Europea. La prima conseguenza sarà probabilmente la decadenza dal mandato dei 73 deputati eletti dalla Gran Bretagna e l’assegnazione di questi seggi (proporzionalmente) agli altri 27 Paesi dell’Unione. Ancora più difficile l’equilibrio da trovare tra i Paesi dell’UE sulla tenuta dei conti interni agli Stati e della stessa Unione, o su dossier delicati e complessi come quello della gestione dei flussi migratori verso l’Europa.
Ai partiti “europeisti”
andranno 505 dei 751 seggi,
mentre 111 saranno i deputati
dei partiti “sovranisti”
Una sfida difficile e ambiziosa, come del resto quella che fu all’origine del “sogno europeo” che alcuni coraggiosi e lungimiranti politici e governanti avevano immaginato e fortemente voluto all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Un sogno che negli ultimi anni è stato oggettivamente minacciato dall’avanzata in alcuni Paesi europei delle forze cosiddette “sovraniste”. Un sogno che, a giudicare dai risultati del voto di 200 milioni di europei, è ancora forte e vivo nelle menti e nei cuori della maggioranza dei cittadini del vecchio continente.
OLHO: Ai partiti “europeisti” andranno 505 dei 751 seggi, mentre 111 saranno i deputati dei partiti “sovranisti”
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