Il Presidente del Comitato per gli italiani nel mondo della Camera rilancia il suo disegno di legge sulla finalizzazione al miglioramento dei servizi consolari del contributo, del quale si prevede la riduzione a 100 euro
La pausa d’agosto dei lavori parlamentari sarà invece per il Governo un periodo di lavoro in preparazione dei provvedimenti di finanza pubblica che avranno il loro epicentro nella legge di stabilità. Per questo, vorrei tornare sulla questione da me più volte affrontata, sia con atti parlamentari che in contatti con i rappresentanti di governo, del contributo dei 300 euro previsto per gli adulti che facciano domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana.
Ribadisco che senza un’esplicita finalizzazione dei proventi di tale contributo al miglioramento dei servizi consolari e, in particolare, al riassorbimento del pregresso delle pratiche di cittadinanza e alla velocizzazione del loro percorso amministrativo, la misura non è accettabile. Ho provato a rendere esplicito e vincolante tale nesso con diverse iniziative parlamentari – interventi, emendamenti, ordini del giorno – di cui mi sono fatto promotore negli ultimi mesi. In ultimo ho presentato un disegno di legge che ha raccolto decine di firme di colleghi parlamentari e che prevede la riassegnazione dei proventi dal Ministero del Tesoro a quello degli Esteri e da quest’ultimo ai consolati che hanno realizzato le percezioni. Lo scopo è quello di poter assumere personale in loco da adibire al miglioramento dei servizi consolari.
Intendiamoci, è auspicabile che il Governo intervenga anche autonomamente e prima dell’approvazione del disegno di legge, raccogliendo l’iniziale ispirazione della proposta di contributo fatta al Senato, che era stata concepita proprio come una risorsa da destinare ai servizi consolari. Ma poiché tornare sui propri passi, soprattutto di questi tempi, è una cosa molto faticosa, il disegno di legge sta lì a ricordare che la logica del provvedimento deve essere ancora pienamente esaudita.
A proposito del disegno di legge, ho ritenuto di introdurre una modifica non di poco conto rispetto all’emendamento introdotto al Senato dal collega Tonini. Gli approfondimenti e gli scambi di vedute avuti con colleghi e soprattutto con rappresentanti associativi dell’area dell’America meridionale, che meglio conosco, mi hanno indotto a intervenire infatti sulla misura del contributo, proponendone la riduzione da 300 a 100 euro. Un importo più equo ed adeguato, almeno per due ragioni.
La prima è fondata su una comparazione con la normativa che prevede la concessione della cittadinanza italiana a stranieri che ne facciano domanda, per la quale è richiesto un contributo inferiore, precisamente di 200 euro. La seconda riguarda il fatto che tale contributo è richiesto a persone che in larga misura vivono all’estero, dove opera un tasso di cambio che produce differenze di valore notevoli. In America meridionale, ad esempio, 300 euro al tasso corrente di cambio di molti Paesi rappresentano una quota ragguardevole del reddito di una famiglia. Riflettere, dunque, sulle situazioni reali è sempre opportuno e, quando si tratti di interessi e diritti che attengono alla persona, addirittura doveroso.
Mi auguro che alla ripresa dei lavori la questione possa ritornare all’attenzione delle forze parlamentari e del Governo e, insieme, giungere al più presto ad una soluzione positiva per quanto riguarda i servizi consolari e giusta per quanto riguarda il rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione.