Vincoli secolari
“Incontri e Re-Incontri”, ma anche “Brasile e Italia allo specchio”: potrebbe intitolarsi cosí questa rubrica, nel tentativo ideale di riannodare sempre più, in una successione apparentemente infinita, quei vincoli che da oltre un secolo uniscono i nostri grandi Paesi.
La visita del Papa in Brasile, un evento che ha segnato non solo questo mese ma tutto il 2007 e che è destinato a protrarre nel tempo i propri effetti, ci porta (noi, gli italo-brasiliani) ad evidenziare due grandi caratteristiche del grande ponte virtuale che unisce le due nazioni: il Brasile è il più grande Paese italiano fuori dall’Italia ma è anche il più grande Paese cattolico al mondo, e anche questo secondo primato è in gran parte dovuto al volume della nostra emigrazione (e non solo, come è ovvio, alla colonizzazione portoghese).
Da ragazzo frequentavo la parrocchia di San Pietro a Caltagirone, una piccola cittadina nel cuore della Sicilia; il giovane parroco si chiamava Innocenzo e mi convinse a tradurre la mia fede “acerba” in impegno politicoe sociale. Fondammo insieme il movimento degli studenti cattolici della mia città, contaminando positivamente le altre organizzazioni politiche e sociali giovanili. Erano gli anni dei “decreti delegati”, della possibilità cioè di partecipare democraticamente alla gestione della scuola, da parte di studenti e genitori.
A 18 anni mi ritrovai a Roma, studente universitario prima, volontario di servizio civile dopo, e quindi giovane lavoratore… Padre Enzo – cosí chiamavamo il parroco – fu invece trasferito in un paesino ancora più piccolo (forse era troppo ‘democratico’ per la Chiesa di allora) e poi… in Brasile. Sí, in Brasile, a Porto Velho, in Rondonia, ad oltre quindicimila chilometri dalle arance rosse della nostra Sicilia.
Ironia della sorte, approdo anche io in Brasile qualche anno dopo e il legame riprende.
Oggi chi visita a Porto Velho il “Museo Internazionale del Presepe” o la “Scuola di Ceramica Theós” della Parocchia Sao Tiago toccherà con mano un altro dei tanti miracoli dell’incontro tra l’Italia e il Brasile.
Ma torniamo alla visita del Papa in Brasile, un Paese con oltre cento milioni di cattolici.
Lo confesso: ho sperato, due anni fa, che il Brasile potesse dare un proprio Papa a questa Chiesa cattolica.
In questi ultimi anni ho avuto la fortuna di conoscere da vicino il pensiero e, soprattutto, le opere di Don Claudio Hummes, il Cardinale di San Paolo che da pochi mesi è a Roma per dirigere la Congregazione per il Clero.
Da vescovo di Santo André, Hummes aveva imparato a conoscere bene la vita e la lotta del movimento operaio; risale a quegli anni la sincera amicizia e il rapporto di stima che ancora oggi lo lega al Presidente Lula.
Da Arcivescovo di San Paolo si rende conto che stare alla finestra e predicare non è sufficiente e che la Chiesa deve sporcarsi le mani, coinvolgendosi in prima persona nella lotta all’esclusione sociale ed alla piaga della disoccupazione.
Costituisce cosí il CEAT [Centro Arcidiocesano del Lavoratore], punto di incontro e di partenza per quanti, disoccupati emarginati disperati, cercano nel lavoro il significato di una vita che rischiano di non incontrare più.
E’ al CEAT che si deve il mio primo incontro con il Cardinale; Don Claudio (vuole subito farsi chiamare cosí) è stimolato dalla mia militanza politica e sindacale, e mi chiede di aiutarlo, di essere al suo fianco per divulgare anche fuori dal Brasile questa esperienza e per dire al mondo che “l’uomo senza lavoro è meno uomo, e quindi meno vicino a Dio”!
Nel giro di poche settimane saremo insieme al Parlamento Europeo, dove il Cardinale – rompendo una di quelle inossidabili regole di Bruxelles secondo le quali solo deputati europei partecipano ai lavori ordinari – interviene ufficialmente nella plenaria della Commissione Affari Sociali dell’Unione Europea.
Andiamo quindi a Roma, dove Hummes incontra i tre Segretari Generali di CGIL-CISL-UIL, ai quali spiega (meglio di un sindacalista) il perché la globalizzazione senza regole crea disoccupazione ed esclusione e come si può fare per invertire questo dramma.
Ma il Cardinale non si ferma qui; vuole incontrare i leader politici italiani, e cosí vedrà Fassino [Segretario dei Democratici di Sinistra, NdR], prima a Roma in Vaticano e quindi in Brasile, nel corso di una pausa del Congresso dell’Internazionale Socialista.
Gli incontri si susseguono, e sono quasi imbarazzato dalla disponibilità e dalla semplicità di quest’uomo.
Con Don Claudio inauguriamo cosí nel 2004 lo “Spazio dei Sogni”, il Centro educativo per i ragazzi delle favelas brasiliane voluto fortemente dal leader dei pensionati italiani della UIL Silvano Miniati, con il quale il Cardinale aveva presentato al CNEL (una sorta di BNDES italiano) il progetto alla presenza del Premio Nobel Rita Levi Montalcini.
Il Papa brasiliano non è poi arrivato, ma Don Claudio è andato lo stesso a Roma, arricchendo anche lui questa ideale galleria di andate e di ritorni tra Italia
e Brasile.
La visita di Benedetto XVI in Brasile, forse, è stata ‘storica’ anche per questo.