Roma, 27 febbraio 2017 – Ufficio Stampa On. Fabio Porta
L’on. Fabio Porta, Presidente del Comitato della Camera per gli italiani nel mondo e per la promozione del sistema Paese, commenta un’interrogazione presentata al Senato dal Gruppo del Movimento 5Stelle
Un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione al Ministro Alfano nella quale si chiede, tra l’altro, per quali ragioni, nelle assunzioni di impiegati temporanei presso le sedi diplomatiche all’estero, si preferiscono le tipologie di contratto locale, considerando che in alcuni paesi i contrattisti locali percepiscono quanto il personale di ruolo di fascia bassa, e di prevedere lo svolgimento degli esami di idoneità per le assunzioni locali a Roma.
Evidentemente i senatori firmatari non sanno che il contingente degli impiegati a contratto in servizio all’estero, tranne casi eccezionali, è composto da impiegati a tempo indeterminato e non “temporanei”. Essi inoltre ignorano che il cambio del regime contrattuale dalla legge italiana alla legge locale ha determinato per la categoria una notevole decurtazione rispetto alle retribuzioni erogate ai dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore del dl 103/2000.
Aldilà degli aspetti normativi e tecnici, i senatori del Movimento 5 Stelle non conoscono la rete diplomatico-consolare e gli IIC. Non si spiegherebbe, altrimenti, la diffidenza che aleggia nella loro interrogazione su una categoria di lavoratori che, nonostante il trattamento discriminatorio subito in diverse occasioni (mancato adeguamento delle retribuzioni, assenza di progressioni economiche e giuridiche, assistenza sanitaria inadeguata, problematiche previdenziali, riconoscimento solo parziale dei diritti sindacali), dà un serio contributo alla nostra amministrazione, sovente svolgendo funzioni che vanno aldilà dei compiti che i contratti di lavoro prevedono.
Naturalmente deve esistere un giusto equilibrio tra le dotazioni delle aree funzionali in servizio all’estero e gli impiegati a contratto, a entrambe le categorie devono essere corrisposti emolumenti sufficienti per avere una vita dignitosa in paesi dove il costo della vita è salito in forma vertiginosa negli ultimi anni, ad esempio in Argentina e Brasile. In più, le retribuzioni degli impiegati a contratto vengono adeguate, nella migliore delle ipotesi, ogni 15 anni.
E’ semplicemente assurda, poi, l’ipotesi di fare svolgere prove concorsuali a Roma ai dipendenti a contratto che per legge devono avere almeno due anni di residenza nel paese di reclutamento e che, dunque, dovrebbero sobbarcarsi altissime spese di viaggio per recarsi a Roma. Evidentemente, oltre alla carenza di cognizioni normative e regolamentari, c’è anche una mancanza di cognizioni geografiche.
Il vero problema, piuttosto, è quello di avviare una revisione della normativa che regola i dipendenti in servizio all’estero al fine di aggiornare regole ormai datate, garantire diritti e assicurare un trattamento equo a tutte le donne e uomini che svolgono un prezioso servizio a beneficio dello Stato e delle nostre comunità all’estero, sovente in condizioni precarie e in ambienti insicuri.