L’emozionante storia di un progetto di solidarietà che da oltre venti anni unisce Italia e Brasile
Venti anni fa nasceva l’associazione “Ponte Brasilitalia”: un esempio concreto della solidarietà tra lavoratori e pensionati di Italia e Brasile
Siamo nel 1993. Una donna forte e minuta, Maria Crepaldi, appartenente all’ordine religioso delle “Irmazinhas da Assunçao”, decide di dare vita ad un piccolo ma ambizioso progetto. Insieme ad alcune volontarie laiche presta servizio sociale e religioso presso una comunità povera della periferia ovest della grande San Paolo: Vila Dalva, nel quartiere di Rio Pequeno. Il contesto non è diverso da quello di migliaia di altre periferie delle tante metropoli sudamericane: povertà, emarginazione, violenza. Suor Maria non ha paura; ama quella gente e vuole dare ai bambini di quel quartiere poverissimo un’alternativa concreta alla strada e all’esclusione sociale. Inizia così a organizzare corsi di dopo-scuola, ma anche attività sportive come la “capoeira”, una danza che è anche una lotta, importata dagli schiavi africani in Brasile qualche secolo fa.
La risposta della comunità è straordinaria; il lavoro delle volontarie diventa ogni giorno più impegnativo e coinvolge sempre più bambini e famiglie. C’è bisogno di aiuto, di solidaretà attiva; le loro risorse limitate non bastano e il piccolo saloncino della parrocchia non è sufficiente ad accogliere tanti bambini. Ed è qui che avviene il primo piccolo miracolo. Adesso siamo in Italia, qualche anno dopo, nel 1997. Ricardo Patah, all’epoca Vice Presidente del Sindacato dei lavoratori del commercio di San Paolo e Tesoriere della centrale sindacale Força Sindical, è in visita ufficiale in Italia. Accompagno Patah a Montecatini, dove è in corso la riunione del Comitato centrale della UIL Pensionati. Durante l’incontro di Patah con il Presidente del sindacato italiano, Silvano Miniati, sorge spontanea una richiesta: “E se facessimo insieme qualcosa per i più poveri, gli esclusi, gli emarginati ? La solidarietà tra i nostri popoli ha radici antiche e anche le nostre economie stanno crescendo insieme. Perchè non dare un segnale anche in questa direzione?” Detto e fatto. Il dirigente brasiliano telefona a San Paolo; grazie ad un’altra volontaria italiana, Elena Marini (che già conosceva il lavoro di Maria Crepaldi) e all’entusiasmo dell’allora Presidente del sindacato brasiliano, Rubens Romano, in poche ore si concretizza l’impegno concreto di dare vita ad una associazione che possa garantire una struttura minima e soprattutto continuità di lavoro all’impegno già in atto.
A me viene chiesto di elaborare una bozza di progetto e lo statuto della nuova associazione. Un piccolo dettaglio, mancava il nome della nuova entità. Mi sforzai allora di trovare un nome riconoscibile e leggibile facilmente in italiano e portoghese; un nome in grado anche di esprimere il senso della solidarietà tra i nostri popoli: fu così che nacque l’associazione PONTE BRASILITALIA, venti anni fa, nel 1998. Da allora inizia un’altra storia, fatta anche di momenti difficili ma soprattutto di tappe avvincenti ed emozionanti. Una su tutte: l’inaugurazione, nel 2004, dello SPAZIO DEI SOGNI, un grande centro polivalente, fortemente voluto dai due partner del progetto. Da un incontro tra l’allora assessore alle politiche sociali del Comune di San Paolo, Alda Marcantonio e l’architetto italiano Francesco Orofino nasce l’idea di creare uno spazio dove la forza della creatività, l’arte, la musica, la cultura, potessero divenire lo strumento di trasformazione reale della vita di questa comunità carente, a partire dai bambini. Alla festa inaugurale parteciparono centinaia di persone, tra cui il cardinale arcivescovo di San Paolo, don Claudio Hummes, padrino del progetto. Oggi, grazie all’impegno assunto dall’attuale Presidente dalla UIL Pensionati Romano Bellissima e dal rinnovato impegno di Ricardo Patah, oggi Presidente del Sindacato del commercio di San Paolo, lo SPAZIO DEI SOGNI offre quotidianamente ad oltre duecento bambini e alle loro famiglie una possibilità concreta di riscatto sociale attraverso attività didattiche, professionalizzanti, artistiche e formative. Insieme al Presidente dell’associazione, Antonio Duarte, e ai tanti collaboratori e volontari, siamo impegnati per consolidare il grande lavoro fatto finora e fare diventare il progetto un riferimento internazionale nella lotta all’esclusione sociale. Perchè il sogno di uno è solo un sogno ma quello di tanti si può trasformare in realtà.