Porta (PD): in vigore l’accordo fiscale con il Cile ma sulle pensioni rimaniamo in attesa di una risposta del Governo

Roma, 9 gennaio 2017 – Ufficio Stampa On. Fabio Porta

Il Presidente del Comitato degli Italiani nel Mondo della Camera vuole sollecitare il Governo Gentiloni a mantenere l’impegno con le nostre collettività in Cile per una rapida ratifica della convenzione bilaterale di sicurezza sociale.

Con lo scambio degli strumenti di ratifica entra in vigore l’accordo tra Italia e Cile contro le doppie imposizioni fiscali sottoscritto il 23 ottobre del 2015 tra i due Paesi. Il testo del trattato è sostanzialmente in linea rispetto alla più recente versione del Modello OCSE di Convenzione contro le doppie imposizioni. La Convenzione sulle doppie imposizioni tra Italia e Cile e l’annesso Protocollo pongono le basi per una più proficua collaborazione economica, rendendo possibile un’equa distribuzione del prelievo fiscale tra Stato in cui viene prodotto un reddito e Stato di residenza dei beneficiari dello stesso. La Convenzione, costituita da 31 articoli e, come accennato, da un Protocollo annesso,  si applica alle seguenti imposte. Per l’Italia:- l’imposta sul reddito delle persone fisiche;- l’imposta sul reddito delle società;- l’imposta regionale sulle attività produttive. Per il Cile si applica alla:- Ley sobre Impuesto a la Renta. L’articolo 18, conformemente al modello, prevede la tassazione esclusiva delle pensioni nello Stato di residenza del beneficiario. In questo caso, tuttavia, gli Stati hanno concordato di disciplinare in maniera unitaria all’interno di questo articolo sia le pensioni private che quelle pubbliche, nonostante quest’ultime fossero solitamente incluse all’interno dell’articolo 19 e solitamente tassate dal Paese erogatore. In parole povere sia le pensioni dell’Inps che quelle dell’Inpdap pagate in Cile saranno tassate da quest’ultimo stato. Rimane invece bloccato l’accordo di sicurezza sociale con il Cile che tanta importanza riveste per i nostri connazionali residenti nel Paese latino-americano e per i cileni che vivono in Italia. Si ricorderà che in una mia recente interrogazione parlamentare il Governo aveva risposto  fornendo qualche chiarimento in merito all’iter di ratifica della Convenzione di Sicurezza Sociale tra l’Italia ed il Cile, firmata a Santiago nel 1998 e ratificata dal Cile l’anno successivo. Il Governo italiano aveva sottolineato di attribuire una priorità assoluta alla ratifica di tale Accordo in materia di previdenza sociale, che si inserirebbe nel solco già tracciato con altri rilevanti Paesi di maggiore emigrazione, a partire proprio da quelli dell’America latina. Secondo il Governo l’entrata in vigore della Convenzione, oltre a garantire ovvie ricadute in termini di protezione sociale nei confronti della comunità italiana residente in Cile, avrebbe senza dubbio un impatto positivo sugli investimenti delle imprese italiane operanti nel Paese, che sono naturalmente attratte da una realtà quale quella cilena che ha conosciuto negli ultimi anni una robusta crescita economica, con una legislazione che favorisce l’imprenditorialità e che ha lanciato negli ultimi anni interessanti progetti di sviluppo delle infrastrutture e nel settore energetico. Purtroppo e nonostante le buone intenzioni il Governo e il Parlamento italiani non hanno tuttavia ancora onorato gli impegni internazionali assunti con il Cile, con il popolo di quel Paese e soprattutto con le migliaia di cittadini italiani ivi residenti. Ma cosa sta succedendo? Mi è stato detto che il Ministero degli Affari Esteri ha avviato da tempo gli approfondimenti tecnici con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di stimare in maniera corretta gli oneri finanziari della ratifica e di individuare una adeguata copertura per gli oneri a regime. Su questo punto sono stato informato che è in corso un’attività di concertazione tra i Dicasteri interessati, che riguarda questo ed altri importanti accordi internazionali nella stessa materia, di cui il Governo auspica una rapida ratifica. Ho più volte evidenziato al Governo come l’accordo di sicurezza sociale con il Cile sebbene abbia dei costi fisiologici (migliaia di connazionali avranno finalmente diritto ad un pro-rata di pensione per i contributi versati in Italia) sia meno oneroso di tanti altri accordi bilaterali stipulati dall’Italia  perché: 1) dal campo di applicazione oggettivo sono esclusi gli infortuni e le malattie professionali, le prestazioni familiari, l’indennità di disoccupazione; 2) esso si applica solo ai cittadini dei due Paesi contraenti (altri accordi si applicano ai lavoratori in quanto tali a prescindere dalla nazionalità), ma non si applica – purtroppo – ai dipendenti pubblici ed ai liberi professionisti; 3) esso introduce il principio dell’inesportabilità  dell’integrazione al trattamento minimo e non si applica all’assegno sociale e alle altre prestazioni non contributive a carico di fondi pubblici permettendo così di realizzare importanti economie all’Italia. Ricordo infine che le autorità cilene hanno evidenziato numerose volte e in varie circostanze  l’interesse a una rapida conclusione del processo di ratifica da parte italiana dell’Accordo in materia di sicurezza sociale, sottoscritto a Santiago il 5 marzo 1998, nella consapevolezza che la sua entrata in vigore sarebbe stata di grande utilità per migliaia di cittadini di entrambi i Paesi. Mi impegnerò quindi, in questo scorcio di legislatura rimasta, per  sensibilizzare il Governo Gentiloni (l’ex Ministro degli Esteri ha dimostrato nel passato una particolare attenzione per i diritti degli italiani all’estero) sull’assoluta necessità di non ritardare ulteriormente la ratifica dell’accordo di sicurezza sociale tra Italia e Cile.

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