Il Vice Presidente del Comitato per gli Italiani all’estero, Fabio Porta, interviene ai lavori del Comitato chiedendo il rinnovo degli organismi di rappresentanza entro il 2010 e bocciando il testo unico presentato al Senato.

“Il testo presentato dal Senatore Tofani equivale ad una eutanasia della vita democratica degli italiani residenti all’estero”

Roma, 10 febbraio 2010

Intervenuto nel corso della riunione del Comitato Permanente sugli italiani all’estero della Camera dei Deputati, il Vice Presidente Fabio Porta ha ribadito con forza “la necessità di procedere quest’anno, senza indugi e senza ritardi, alle elezioni dei Comites in tutto il mondo; tale richiesta era stata già avanzata lo scorso anno dai parlamentari del Partito Democratico che avevano denunciato il tentativo del governo di utilizzare in maniera impropria i fondi destinati alle consultazioni democratiche per coprire i crescenti e insostenibili buchi nei fondi destinati ai programmi per gli italiani all’estero”.

Sul tema più generale della riforma degli istituto di rappresentanza, il deputato eletto in America Meridionale ha ricordato come “già il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (come confermato dalla relazione e dai documenti presentati al Parlamento) aveva presentato una specifica relazione con delle precise indicazioni che raccoglievano i pareri espressi dai Comites e dalle nostre comunità all’estero; purtroppo il testo unico presentato al Senato va esattamente nella direzione opposta, e cioè nel senso di una mortificazione e quasi di un azzeramento nella quantità ma anche nella qualità di tali organismi e degli importanti compiti che la legge assegna loro”.

Il deputato del Partito Democratico, dopo aver ricordato “che aveva personalmente più volte auspicato un lavoro coordinato tra le due Camere, anche attraverso i rispettivi comitati, per arrivare ad una riforma più vicina alle reali istanze del mondo degli italiani all’estero”, ha criticato duramente il testo presentato al Senato dal Senatore Tofani che “riduce drasticamente il numero dei Comites, ne diminuisce fortemente i poteri, mortifica la presenza dei componenti di origine italiana, elimina il ruolo delle associazioni e – soprattutto – crea una artificiosa e incomprensibile sovrapposizione/confusione di ruoli con il Cgie che diventa una sorta di ‘grande intercomites’ privo di poteri e svuotato della propria originale specificità: una sorta di “eutanasia” dell’attuale meccanismo che oggi regola la partecipazione democratica degli italiani residenti all’estero”.

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