25 anni e non sentirli

25 ANNI E NON SENTIRLI

“Comunità Italiana” festeggia le nozze d’argento con i suoi lettori; l’emozione di essere parte di questa storia

La voce di trenta milioni di
italo-brasiliani e di tutti gli
‘italici’; il migliore ponte tra
due Paesi e due culture

Venticinque anni sono una vita: un quarto di secolo, un periodo sufficiente alla nascita, allo sviluppo e alla piena realizzazione di un essere umano.  Nel mondo dell’informazione venticinque anni sono una meta difficile da raggiungere per molti giornali e riviste, in Italia e nel mondo.  Di solito solo le “testate” più autorevoli e prestigiose possono vantare il passaggio di questa boa, affermandosi così come riferimento riconosciuto e consolidato, grazie alla fiducia dei lettori e alla serietà di editori e giornalisti.

Per una rivista edita all’estero e che si rivolge in primo luogo agli italiani che vivono in Brasile, come “Comunità Italiana”, arrivare a festeggiare le “nozze d’argento” con i propri lettori equivale al raggiungimento di un vero e proprio record.  Le condizioni e le difficoltà che la stampa italiana nel mondo ha dovuto affrontare negli ultimi decenni, infatti, sono incomparabilmente superiori a quelle (peraltro già notevoli) affrontate dalla stampa pubblicata e distribuita dentro i confini nazionali.

Per questo motivo i 25 anni di “Comunità Italiana” non possono essere derubricati ad un semplice anniversario; si tratta di molto di più: una festa della libera informazione, della democrazia e della partecipazione, della promozione della lingua e cultura italiana in Brasile e nel mondo !

Ho avuto l’onore di ricevere da Pietro Petraglia l’invito a collaborare con questa rivista nel 2007, dodici anni fa; nel marzo di quell’anno uscì il mio primo articolo, dedicato alla visita in Brasile dell’allora capo del governo italiano Romano Prodi.   Tra qualche mese pubblicherò la mia 150ma opinione su “Comunità Italiana” e mi sembrava giusto dedicare quella di questo mese ad un dovuto omaggio al “maggiore strumento di informazione” della collettività italiana in Brasile.

Quando si prende in mano la rivista si ha immediatamente la piacevole impressione di essere di fronte ad un prodotto di alta qualità, sia per ciò che concerne i contenuti diversificati e qualificati che con attinenza alla perfetta impostazione grafica e all’eleganza dell’edizione.   Non tutti però hanno un’idea completa della mole di lavoro che si nasconde dietro a questo risultato: ore, giorni e settimane di contatti, di interviste, di ricerca di materiale fotografico e altrettanto tempo per la redazione e la sistematizzazione di tutto questo nell’ultimo numero della rivista.

Grazie a Pietro Petraglia e a tutti coloro che a vario titolo collaborano a questo piccolo miracolo che si ripete ogni mese da un quarto di secolo !

Grazie perché l’informazione per e degli italiani all’estero è la prima condizione per una reale partecipazione democratica, soprattutto oggi che con il loro voto i nostri connazionali nel mondo concorrono direttamente alla composizione del Parlamento italiano.

Grazie per lo straordinario e insostituibile lavoro di promozione della lingua e cultura italiana in Brasile; sia attraverso lo storico inserto “Mosaico” che grazie alle decine di pagine che ogni mese la rivista dedica agli articoli in lingua italiana.

E infine grazie perché “Comunità Italiana” è oggi il ponte più bello tra l’Italia e la sua più grande comunità di italo-discendenti al mondo, quella che da oltre un secolo vive in Brasile.

Una collettività di oltre trenta milioni di italo-brasiliani, esemplare esempio di “italicità”, come oggi ci riferiamo alla comunità di quanti nel mondo si ispirano o fanno propri i valori storici e culturali che nei secoli si sono irradiati dalla penisola italica nel mondo.   E anche in questo caso “Comunità Italiana” sarà in prima linea, candidandosi ad essere la naturale voce degli italici e dell’italicità in Brasile, non per affermare una primazia linguistica o culturale ma per promuovere integrazione e tolleranza all’insegna di una millenaria storia di fratellanza universale.

 

Fonte: Revista Comunità – Ano XXV – Nº 248

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